Stai preparando il tuo prossimo progetto e non sai come scegliere il font giusto: tutti quelli che lavorano nel settore della comunicazione – grafica, marketing, copywriting – si sono trovati almeno una volta nella stessa situazione. I font disponibili, tra quelli gratuiti e quelli a pagamento, sono davvero tanti, e il loro numero è ancora in crescita. Ma non è solo un problema di imbarazzo della scelta o di design: il font che sceglieremo nel logo della nostra azienda, nella comunicazione su volantini, cartelloni o web, racconterà del nostro business e dei nostri prodotti in un modo che va oltre la parola scritta, così come un’analisi calligrafica svela tratti del carattere di chi scrive. Le domande più giusta da porsi quando si sceglie un font allora dovrebbero essere «qual è il font che mi descrive meglio?» o «qual è il font più adeguato al messaggio che voglio esprimere?». Quindi come si arriva al font giusto?
Ma quanti sono e come sono i font?
Iniziamo da un po’ di teoria che non fa mai male. Abbiamo già detto che i font disponibili sono davvero tanti, ma cosa è esattamente un font? Comunemente utilizziamo questo termine come sinonimo di carattere tipografico, che indica l’insieme di tutti i caratteri che seguono le stesse regole formali – cioè le lettere, i segni di interpunzione e i simboli, in tutte le loro varianti, che in temine tecnico si chiamano glifi.
Il font, più correttamente, è il mezzo che permette di utilizzare un determinato carattere. Nel caso più frequente dunque è un file. Questo perché il temine font deriva dal francese fonte, che nulla ha a che vedere con le sorgenti ma che significa «fuso», in riferimento ai caratteri mobili che venivano creati con metallo, che ovviamente doveva fondere per dar vita alla forma desiderata.
La maggioranza dei font si dividono in due macro gruppi: i serif e i sans serif, che letteralmente significano «graziato» e «senza grazie».
Il primo gruppo, graziati o serif, include i font con caratteri che presentano appendici in fondo alle aste verticali e orizzontali, che tecnicamente vengono chiamate grazie. Solo per fare qualche esempio di font graziato, potremmo citare il Times New Roman, o il Garamond o il Bodoni. Sono i font più antichi e possiedono un alto grado di leggibilità, soprattutto sulla carta.
Al contrario, i sans serif non hanno queste appendici, risultando più semplici e schematici, per questo vengono anche definiti caratteri a bastoni. Sono più recenti dei graziati e anch’essi hanno un alto grado di leggibilità, soprattutto sul web. Anche in questo caso possiamo citare font noti a tutti: l’Arial, il Verdana, l’Helvetica, giusto per ricordare i più famosi e usati.
Graziati e non graziati non esauriscono le tipologie di font disponibili. Molto importanti sono anche i caratteri gotici o Blackletter, i font calligrafici o script, che ricordano la scrittura a mano, decisamente meno leggibile dei serif e sans serif, e i font decorativi, che presentano decorazioni particolari e si prestano particolarmente bene per titoli, sottotitoli e banner. Ma i font sono così tanti che richiederebbero una guida a parte!
Allora come scelgo il font giusto?
Se consideriamo che ogni font ha delle varianti dipendenti dal peso, dalla larghezza o dai corsivi, e che ognuna di queste caratteristiche costituisce uno stile diverso, comprendiamo bene quanto complessa possa essere la ricerca del font che più fa per noi.
Non bisogna mai dimenticare, accingendoci a scegliere il nostro font, che ciascuno di essi ha una personalità: caratteristiche fisiche/grafiche tali da comunicare pensieri, emozioni, sensazioni che vanno oltre il messaggio diretto che stanno trasmettendo. I font sono molti perché molti e diversi tra loro possono essere i messaggi: ad un’agenzia Wedding Planning si adatteranno font calligrafici, decisamente poco adatti a una società di assicurazioni, ad esempio. Se si sceglie un font non adatto al nostro business non siamo riconoscibili, e rischiamo di trasmettere un messaggio sbagliato. Una parte importante del processo di selezione sarà quindi legato a riconoscere l’umore che un font trasmette, valutato nel contesto del nostro progetto, dato da grafica e testo insieme.
Anche se la scelta del font è in (gran) parte frutto di motivazioni soggettive e di gusto, esistono delle componenti oggettive che si possono e si devono tenere in considerazione: in particolar modo la leggibilità del carattere (legibility) e la leggibilità del testo (readibility). Vanno soppesati quindi numerosi fattori – ad esempio: il corpo e l’occhio dei singoli caratteri, oppure kerning, interlinea, dimensione – che, rispettando il progetto di comunicazione iniziale, consenta una maggiore usability, migliorando la user experience, l’esperienza utente. Ma anche in questo caso non esistono regole ferree o formule precise da applicare.
Il font giusto nel logo
Quando parliamo loghi, l’importanza che riveste la scelta del font giusto è inversamente proporzionale alla facilità ad individuarlo. Senza sconfinare troppo dal tema che stiamo trattando dilungandoci sull’argomento Brand Identity, ci limiteremo a sottolineare come il font da inserire in un logo dice necessariamente qualcosa di noi e del nostro business. Lo abbiamo già detto: come i colori, anche i caratteri tipografici muovono emozioni e sensazioni, trasmettendo indirettamente messaggi di stabilità, o affidabilità, o modernità e così via. Se per la nostra azienda o il nostro business un logo (nel suo insieme) è come un abito, che ci descrive e ci fa identificare a colpo d’occhio, il font è come l’accessorio: coordinato ma distinto, partecipa al messaggio generale, ma spicca per originalità.
La scelta del font per il web…
E poi c’è il web, per il quale si scrive molto, anche se domina la tendenza a leggere poco. In un sito web il contenuto testuale è la parte più importante, quella che l’utente sta cercando. È attraverso il testo che i visitatori ci trovano, anche se la lettura online, per le caratteristiche proprie dello schermo, resta difficoltosa. Un testo deve essere davvero invitante per essere letto fino in fondo: la readibility, la leggibilità del testo, in questo caso è fondamentale, soprattutto se parliamo di un testo lungo, come gli articoli di un blog. Pertanto, la scelta del font deve essere particolarmente accurata e deve saper armonizzare progetto grafico e contenuti testuali per migliorare l’esperienza dell’utente di cui parlavamo prima.
…dove contano le dimensioni!
Soprattutto nel caso di articoli blog, accanto alla validità dei contenuti (ma per questo aspetto nessun font può fare niente!) un elemento fondamentale che migliora la user experience è la leggibilità, del carattere e del testo. Se un utente fatica a leggere il contenuto di una pagina web, abbandonerà prima il sito e probabilmente non ricorderà quanto ha letto o lo legherà a un cattivo ricordo.
Non basta solo scegliere il font più adeguato – che resta comunque il passaggio fondamentale –, va fissata un’interlinea corretta e, fattore sempre troppo sottovalutato, va stabilita la dimensione del carattere, che deve essere… del valore giusto! Questo valore non può essere stabilito a priori: in genere si considera 16px un buon compromesso tra grafica e leggibilità, ma l’abitudine al carattere piccolo e così radicata che troppi siti risultano ancora poco leggibili, soprattutto sugli schermi grandi.
La dimensione carattere ridotta è un retaggio dipendente dalla grafica cartacea, che non tiene conto né della diversità del mezzo di comunicazione, né dell’evoluzione costante della tecnologia, con schermi con contrasto e risoluzione sempre più alta. È vero che si naviga anche e soprattutto da mobile, e che da smartphone il carattere piccolo è ben leggibile, ma la scelta della giusta dimensione va fatta valutando tutti i device con cui si accede ad internet, anche i desktop, che hanno schermi sempre più grandi e sempre più definiti. D’altra parte, si può aggiustare la dimensione del testo operando sul foglio CSS adattandola ai diversi schermi.
Aumentare la dimensione del corpo del testo può avere invece molti benefici:
- il testo si vede anche a distanza maggiore: fattore importante considerando la distanza tra occhio e schermo
- aumenta la leggibilità, di conseguenza, migliora la user experience
- un carattere più grande è più moderno e d’impatto, e garantisce una maggiore connessione emotiva.
E per finire, qualche consiglio per la scelta del font
Ci sembra corretto concludere con qualche consiglio pratico, che aiuterà ad individuare il font più adatto al progetto a cui stai lavorando:
- I font si possono abbinare: un serif abbinato ad un sans serif crea un piacevole contrasto visivo. Invece, meglio evitare font molto simili anche se diversi.
- Utilizza al meglio le famiglie di font: se non ti va di unire font diversi, sfrutta i diversi stili che presenta il font scelto (variando pesi, spaziature ecc.).
- Non utilizzare più di 2/3 font per uno stesso progetto.
- Stabilisci gerarchie tra i testi: titoli, sottotitoli, testo e didascalie vanno trattati in modo diverso perché hanno importanze diverse. Questo significa che possono valere anche regole diverse: un titolo? Possiamo permetterci di utilizzare un font decorativo, o di fantasia, o di maggiore impatto, perché è un testo breve, e non rischiamo di stancare il lettore. Al contrario, per il font del testo è importantissima la readibility: il lettore deve arrivare fino alla fine, e restarne soddisfatto (se possibile!).
- Per i testi lunghi su web meglio scegliere un carattere bastoni, valutandone la scalabilità, ossia se conserva le sue caratteristiche a tutte le dimensioni.